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Basalisc - 13 scatti - Tempesta Vaia - Marco Martalar - Cevo - Valsaviore - Brescia - Lombardia

Si mostra seminascosto sul dosso, come fosse un predatore in agguato, e in tutta la sua imponenza, non appena si arriva al piazzale antistante lo Chalet Pineta: basta rivolgere lo sguardo in direzione del massiccio della Concarena. Da qualche giorno è infatti impossibile a un visitatore giunto a Cevo non scorgere la grande scultura che raffigura la mitologica effige del Basalisc, realizzata in poco più di un mese di lavoro dall’artista Marco «Martalar» Martello impiegando i rimasugli lignei lasciati sul terreno, quasi cinque anni fa, dal devastante passaggio della tempesta Vaia.  

Pasta - Farfalle con panna e pancetta - 2 foto

La storia della pasta asciutta

La pasta è un’invenzione molto antica, anche se chiamarla “invenzione” è quasi pretenzioso e sarebbe sicuramente più corretto riferirsi alla stessa come un modo intelligente di sfruttare delle risorse naturali al fine della nutrizione. Preparazioni simili alla pasta risalgono al 100 a.C., secolo in cui Orazio e Cicerone consumavano abitualmente la “làgana”, composta da schiacciate di farina sottili, senza lievito e cotte in acqua (antenate delle nostre lasagne).
Le notizie storiche a riguardo sono davvero poche e si riprende a parlare di pasta più di 1000 anni dopo, quando in Sicilia, a Trabia, vicino Palermo, inizia la fabbricazione di un alimento a base di farina, filiforme, chiamato “itryah”. Successivamente, il nome comune di quella che oggi chiamiamo pasta, diventa maccheroni.” Inizialmente, questo nome veniva dato ai tipi di pasta ripiena, poi per gli gnocchetti di semola. L’etimologia di questo nome è incerta e potrebbe riferirsi al termine greco macaria (impasto di orzo e brodo) o a macar, ovvero lieto, beato. 
A Napoli, attorno al ‘600, la popolarità dei maccheroni cresce a dismisura e allo stesso modo iniziano a nascere diverse varianti di preparazione per gli stessi. Nel 1900 il termine maccheroni inizia ad essere affiancato e sostituito da pasta, pastasciutta e spaghetti.” In un Manifesto della cucina Futurista, Filippo Tommaso Marinetti chiede “l’abolizione della pastasciutta,” e viene sorpreso subito dopo a mangiarla con gusto in un ristorante.


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