La storia della pasta asciutta
La pasta è un’invenzione molto antica, anche se chiamarla “invenzione” è quasi pretenzioso e sarebbe sicuramente più corretto riferirsi alla stessa come un modo intelligente di sfruttare delle risorse naturali al fine della nutrizione. Preparazioni simili alla pasta risalgono al 100 a.C., secolo in cui Orazio e Cicerone consumavano abitualmente la “làgana”, composta da schiacciate di farina sottili, senza lievito e cotte in acqua (antenate delle nostre lasagne).
Le notizie storiche a riguardo sono davvero poche e si riprende a parlare di pasta più di 1000 anni dopo, quando in Sicilia, a Trabia, vicino Palermo, inizia la fabbricazione di un alimento a base di farina, filiforme, chiamato “itryah”. Successivamente, il nome comune di quella che oggi chiamiamo pasta, diventa “maccheroni.” Inizialmente, questo nome veniva dato ai tipi di pasta ripiena, poi per gli gnocchetti di semola. L’etimologia di questo nome è incerta e potrebbe riferirsi al termine greco macaria (impasto di orzo e brodo) o a macar, ovvero lieto, beato.
A Napoli, attorno al ‘600, la popolarità dei maccheroni cresce a dismisura e allo stesso modo iniziano a nascere diverse varianti di preparazione per gli stessi. Nel 1900 il termine maccheroni inizia ad essere affiancato e sostituito da “pasta, pastasciutta e spaghetti.” In un Manifesto della cucina Futurista, Filippo Tommaso Marinetti chiede “l’abolizione della pastasciutta,” e viene sorpreso subito dopo a mangiarla con gusto in un ristorante.